PRIMO CICLO:
L'impatto
dell'informatica nella città e nella ricerca architettonica contemporanea | Il
World Wide Web"Una definzione di Informazione"
Nel libro “Introduzione alla rivoluzione
informatica in architettura” il professore Antonino Saggio teorizza una
definizione di informazione particolarmente interessante e che sicuramente ci
pone in un’ottica inusuale rispetto a tale concetto. La presentazione che ce ne
ha fatto a lezione segue uno schema ben preciso che porta gli ascoltatori,
attraverso una simpatica serie di esperimenti e di discussione, ad entrare in
contatto con questo nuovo modo di definire l’informazione.
Il processo passa per una serie di assunti
che partendo dal concetto di dato arrivano a definire il concetto di modello,
passando per quelli di informazione e informatica. Gli assunti sono così
sintetizzati dal professore:
1.
Il dato è il minimo elemento di modifica di una situazione precedente;
2.
I dati sono soggetti a molteplici convenzioni;
3.
Informazione è l’applicazione di una convenzione
ad un dato;
4.
In informatica non esistono dati, ma sempre e solo informazioni;
5.
Se in informatica non esistono dati, ma solo informazioni, allora in
informatica è tutto informazione.
6.
Il prendere forma dell’informazione dell’informazione si definisce
modellazione e si esplica nella creazione di modelli.
Alla luce di quanto detto mi è sorta
spontanea la domanda: cosa succede quando si applica una convenzione sbagliata
ad un dato?
La rivoluzione dell’informazione ha stravolto
le nostre vite rendendo costantemente i dati accessibili a tutti. L’informazione
permea ogni aspetto della nostra vita. La possibilità di poter accedere in
qualsiasi momento, in qualsiasi posto e con un numero così vasto di mezzi alle
informazioni permette a tutti di entrare in contatto con qualsiasi
informazione.
Ripensando alla definizione del professore
Saggio mi chiedo se sono davvero informazioni quelle con cui veniamo
continuamente a contatto ogni giorno. Sono informazioni o una serie di dati a
cui applichiamo convenzioni sbagliate, che non padroneggiamo, che non
coincidono con le stesse applicate da chi mette in rete il dato e che finiscono
per dare vita ad un’informazione distorta? Come si stabilisce la veridicità
dell’informazione se ad un determinato dato posso applicare una serie infinita
di convenzioni? Come possiamo districarci in questo infinito sistema di
convenzioni? Ne abbiamo gli strumenti?
È l’informatica la nostra unica certezza
essendo in questa tutto informazione?
Una ricerca di Walter Quattrociocchi,
dell'Istituto Imt Alti Studi di Lucca, pubblicata dalla rivista dell'Accademia
delle Scienze degli Stati Uniti, Pnas, ha messo in risalto quanto l’affermarsi
dei social media abbia influenzato il modo di informarsi delle persone. Condotta
su 376 milioni di utenti Facebook e 900 notizie pubblicate online tra il 2010 e
il 2015 ha messo in risalto, come sottolinea Quattrociocchi, che "Se un
tempo i giornali offrivano la possibilità di formarsi delle opinioni sulla base
della selezione di argomenti di interesse selezionati dalle redazioni, l'offerta
di notizie è talmente vasta che ognuno trova in rete quello che vuole e quando
l'ha trovato si ferma lì". Quello che evidenzia la ricerca, come
altre condotte nel settore, è che "Si è creata una polarizzazione,che
vede contrapporsi gruppi dalle idee molto radicalizzate, non importa più se una
notizia sia vera o falsa, quello che conta è che confermi il proprio punto di
vista : il vero problema è la polarizzazione ed è questo questo fenomeno a
generare le fake news". Questo fenomeno è, inoltre, fortemente
influenzato dalla bolla di filtraggio creata dagli algoritmi, che registrano il
nostro comportamento online e tendono a proporci contenuti conformi ai nostri
gusti.
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